mercoledì 13 luglio 2011

Dicono di Nix (4)

Ritorniamo indietro nel tempo, con una delle recensioni più interessanti (tra le prime che mi furono mandate) fatta da una persona che all'epoca era per me solo un conoscente:


Il romanzo, nella sua scrittura limpida e colloquiale, è di piacevole lettura. Il narratore-protagonista, Nix, è colto dall’autrice nei suoi dubbi interiori e nel suo costante riflettere su se stesso e sul mondo che lo circonda. L’aspetto esteriore di ragazzo bellissimo e bravo a scuola nasconde un io profondo che non si accontenta della superficialità esistenziale tipica della vita di tanti suoi coetanei, ma va alla ricerca di se stesso e di un autentico significato della vita. L’ultimo anno del liceo è lo scenario che accompagna l’evoluzione del personaggio, il quale parla al lettore delle sue grandi amicizie con Ermanno e Ottilia e della relazione amorosa con la bellissima e naïve Giulia. Proprio questa, incarnando l’ideale della spontaneità e della semplicità, rappresenta il contraltare del carattere complesso-complicato-meditabondo e inquieto del nostro eroe, Nix. I numerosi episodi della vita scolastica e sociale del protagonista sono momenti divertenti e scherzosi che la verve ironica della scrittrice riesce a rendere con efficacia. Tuttavia, nonostante l’andamento leggero e scandito in veloci capitoli, il romanzo vuole raggiungere una certa profondità di contenuti esistenziali; i sentimenti di Nix, la sua aspirazione a una vita non banale, i suoi sogni, i suoi incubi automobilistici, fanno di queste novanta pagine certamente un luogo dell’introspezione psicologica. Al centro della storia, la triade dei grandi amici Nix-Ermanno-Ottilia mette in risalto una comune sensibilità intellettuale, un atteggiamento che vibra all’unisono, un affiatamento che li unisce e li accompagna nell’ultimo anno di scuola. Se Ermanno incarna “eleganza, solennità, dolcezza” e Ottilia è “perseveranza, intraprendenza, passione”, Nix agli altri compagni sembra l’esempio vivente del successo e del saper vivere, mentre solo l’enigmatica “ragazza di McEwan” riesce a scrutare la verità oltre la facciata dell’edificio inaccessibile-Nix. Ma in fondo neppure lui stesso si conosce, non riesce a vedersi nè da una prospettiva interna nè da una esterna. L’approdo alla conoscenza di sè sarà in una “sera di un giorno di inizio luglio”, prima dell’ultima prova dell’esame di maturità. I sogni, vera metafora dell’inquietudine del personaggio, percorrono tutto il romanzo, parallelamente all’itinerario che l’eroe adolescente ma già maturo affronta per capire il suo vero, interiormente ricco ego.

(P.G., 25 anni. 22 all'epoca della prima lettura)

1 commento:

Bauhinia ha detto...

Questa recensione è stata scritta sicuramente da una persona con una sensibilità particolare, direi con una marcia in più, se poi risalisse all'epoca della prima lettura...potrebbe solo essere definita straordinaria ed , in futuro "utilizzata" come "Prefazione" ad una seconda Edizione !